Leggete e riflettete
Fonte www.lastampa.it
Sul web, con il web, grazie al web: sono diventati così milionari un pool di giovanissimi che hanno costruito un impero per aver avuto un moto geniale della mente da sfruttare su internet. Nemmeno trentenni, la loro origine è dominantemente anglosassone, statunitensi in testa, in comune questi «cercatori d’oro» del XXI Secolo hanno avuto la voglia di osare, di mettere in pratica sulla madre di tutte le reti un’idea vincente ed un sito internet. Sono le giovani «star» del web 2.0 di cui «Jack» ha stilato una golden list ricca di 14 uomini d’oro del web. Con una grande delusione però: tra loro non c’è neanche un italiano e gli europei sono appena tre.
I nomi che spiccano sono quelli del re dei filmati Chad Hurley mente di YouTube.com, di Seth Stenberg che ha creato Meebo.com ed al loro fianco l’inventore di Napster Shawn Fanning. Ma a fare soldi, e tanti, con il web non sono stati solo questi «miti» di internet, nella gold list del periodico tra i più attenti osservatori di hi-tech, web ed elettronica del futuro, c’è infatti gente come Jason Reuben e Matt Lauzon, i due ventenni che hanno pensato bene di aprire la prima gioielleria al mondo online che li ha portati dritti al successo.
Accanto a loro anche Kevin Rose che ha inventato il primo social network Digg.com dove i navigatori danno il voto a tutto quello che gli capita a tiro: filmati, notizie, videogiochi eccetera. Unica tristezza, nell’elenco non c’è nemmeno un nostro connazionale. «No, non abbiamo trovato nemmeno un italiano che sia diventato milionario con il web, ne siamo certi al 90 per cento e dopo diverse ricerche durate diverso tempo», spiega il vicedirettore dl periodico Federico Bona. I Fratelli d’Italia meno in sintonia con la rete? «Ce lo siamo chiesti e una risposta l’abbiamo anche trovata. Anzi tre», taglia corto Bona.
Secondo Bona il primo motivo per un mancato approdo di italiani nell’imprenditoria del web è «la scarsa capacità che c’è nel nostro paese di finanziare progetti in genere e on line in particolare, mentre negli Usa si fa innovazione con una logica diversa. Come dire: da noi tutto è un «prestito», da loro tutto è un "finanziamento". Particolare non irrilevante».
L’altro motivo secondo il responsabile del periodico è che in Italia «non abbiamo ancora gente con grande capacità tecnica tale da programmare un computer e gestirne la tecnologia in maniera così spinta da equiparare, in giovanissima età tra l’altro, i ragazzi che hanno inventato You-Tube, i filmati on line e l’impero che ne è derivato». «Penso -aggiunge Bona- che nel nostro Paese non manchino certo le professionalità, forse mancano a questo livello, o manca lo slancio che serve per arrivare a questo livello».
Terzo ma non per questo ultimo motivo per Bona è la conoscenza della lingua inglese. «Quando scrivi su internet in inglese la platea a cui ti rivolgi -sottolinea- esce da confini del nostro ’piccolò territorio e si allarga al mondo. Diventa internazionale. E questo fa l’altra grossa differenza». «Quello di cui sono certo -aggiunge ancora- è che tante storie di successo nascondono migliaia di storie di insuccessi, ma da noi non si prova nemmeno. Manca la fede a monte, forse perchè il nostro è un Paese che non premia la creatività». Ma la fede altri invece l’hanno avuta, ecco cosa hanno fatto.
Nell’elenco dei milionari del web c’è anche la Silicon Valley dove ci trovi gli angeli, ma solo quelli «investitori». Così sono definiti coloro che convincono le aziende a investire sulle nuove start-up (le imprese rampanti) del Web. Uno dei più famosi è Reid Hoffman, 40 anni, a sua volta fondatore di Linkedin.com, social network dedicato al mondo del lavoro con il quale aiuta gli altri a diventare ricchi. Già vicepresidente di PayPal (il sito per i pagamenti rapidi su eBay), ad oggi non ne ha sbagliata una. Prima che diventassero famosi aveva già scommesso su Facebook, Flickr, Digg e Technorati. A Hoffman è sfuggito solo YouTube: e non se lo perdona.
Quindi è la volte del 27etenne che si stanca ma ciò non significa che non abbia visione. È Sean Parker che dopo una chat con Shawn Fanning entra in Napster e ci resta un anno. Nel 2001 dà vita a Plaxo.com, indirizzario on line con 15 milioni di utenti. Dopo tre anni lascia, si prende un pò di vacanza e poi scopre Facebook, dove porta un bel pò di investitori. Non resiste più di 12 mesi neanche qui. E oggi? Siede nel consiglio di amministrazione di diverse start-up e sui milioni di Founders Fund, un fondo di investimento messo su insieme a uno dei pezzi grossi di PayPal. Non resiste in un’azienda per più di 3 anni, ma dove passa è boom.
La lista continua con Blake Ross tra i fondatori di Firefox, il browser rivale di Explorer, con Rob Pazornik che ha messo in piedi un sistema di spedizioni veloci che rivoluzionerà l’e-commerce, va avanti con Mark Zuckerberg, lo studente che espulso da Harvard si è preso la rivincita con la prestigiosa Università inventando Facebook.com, un sito che mette in contatto gli studenti fra loro ed che è già un punto di riferimento internazionale. E ancora. Brad Galiette che ha fondato Polaristar.com, una società specializzata in marketing on line e oggi, a 21 anni, è tra i migliori giovani imprenditori d’America secondo la rivista Business Week.
Usa, Usa e ancora Usa: i milionari del web europei infatti sono appena tre. In testa c’è Ben Woldring, olandese, 21 anni, il suo sito Bencom.nl consente ai navigatori di confrontare on line le tariffe telefoniche per trovare la più conveniente per le proprie necessità. Il servizio è gratuito. Cosa ne viene a Ben? Semplice, le compagnie fanno a gara a infarcire il suo sito di banner pubblicitari. Inoltre, una volta scelto un piano tariffario, lo si può sottoscrivere on line: e lui si becca una percentuale. Ora Bencom vuole espandersi in tutta Europa.
Sul web, con il web, grazie al web: sono diventati così milionari un pool di giovanissimi che hanno costruito un impero per aver avuto un moto geniale della mente da sfruttare su internet. Nemmeno trentenni, la loro origine è dominantemente anglosassone, statunitensi in testa, in comune questi «cercatori d’oro» del XXI Secolo hanno avuto la voglia di osare, di mettere in pratica sulla madre di tutte le reti un’idea vincente ed un sito internet. Sono le giovani «star» del web 2.0 di cui «Jack» ha stilato una golden list ricca di 14 uomini d’oro del web. Con una grande delusione però: tra loro non c’è neanche un italiano e gli europei sono appena tre.
I nomi che spiccano sono quelli del re dei filmati Chad Hurley mente di YouTube.com, di Seth Stenberg che ha creato Meebo.com ed al loro fianco l’inventore di Napster Shawn Fanning. Ma a fare soldi, e tanti, con il web non sono stati solo questi «miti» di internet, nella gold list del periodico tra i più attenti osservatori di hi-tech, web ed elettronica del futuro, c’è infatti gente come Jason Reuben e Matt Lauzon, i due ventenni che hanno pensato bene di aprire la prima gioielleria al mondo online che li ha portati dritti al successo.
Accanto a loro anche Kevin Rose che ha inventato il primo social network Digg.com dove i navigatori danno il voto a tutto quello che gli capita a tiro: filmati, notizie, videogiochi eccetera. Unica tristezza, nell’elenco non c’è nemmeno un nostro connazionale. «No, non abbiamo trovato nemmeno un italiano che sia diventato milionario con il web, ne siamo certi al 90 per cento e dopo diverse ricerche durate diverso tempo», spiega il vicedirettore dl periodico Federico Bona. I Fratelli d’Italia meno in sintonia con la rete? «Ce lo siamo chiesti e una risposta l’abbiamo anche trovata. Anzi tre», taglia corto Bona.
Secondo Bona il primo motivo per un mancato approdo di italiani nell’imprenditoria del web è «la scarsa capacità che c’è nel nostro paese di finanziare progetti in genere e on line in particolare, mentre negli Usa si fa innovazione con una logica diversa. Come dire: da noi tutto è un «prestito», da loro tutto è un "finanziamento". Particolare non irrilevante».
L’altro motivo secondo il responsabile del periodico è che in Italia «non abbiamo ancora gente con grande capacità tecnica tale da programmare un computer e gestirne la tecnologia in maniera così spinta da equiparare, in giovanissima età tra l’altro, i ragazzi che hanno inventato You-Tube, i filmati on line e l’impero che ne è derivato». «Penso -aggiunge Bona- che nel nostro Paese non manchino certo le professionalità, forse mancano a questo livello, o manca lo slancio che serve per arrivare a questo livello».
Terzo ma non per questo ultimo motivo per Bona è la conoscenza della lingua inglese. «Quando scrivi su internet in inglese la platea a cui ti rivolgi -sottolinea- esce da confini del nostro ’piccolò territorio e si allarga al mondo. Diventa internazionale. E questo fa l’altra grossa differenza». «Quello di cui sono certo -aggiunge ancora- è che tante storie di successo nascondono migliaia di storie di insuccessi, ma da noi non si prova nemmeno. Manca la fede a monte, forse perchè il nostro è un Paese che non premia la creatività». Ma la fede altri invece l’hanno avuta, ecco cosa hanno fatto.
Nell’elenco dei milionari del web c’è anche la Silicon Valley dove ci trovi gli angeli, ma solo quelli «investitori». Così sono definiti coloro che convincono le aziende a investire sulle nuove start-up (le imprese rampanti) del Web. Uno dei più famosi è Reid Hoffman, 40 anni, a sua volta fondatore di Linkedin.com, social network dedicato al mondo del lavoro con il quale aiuta gli altri a diventare ricchi. Già vicepresidente di PayPal (il sito per i pagamenti rapidi su eBay), ad oggi non ne ha sbagliata una. Prima che diventassero famosi aveva già scommesso su Facebook, Flickr, Digg e Technorati. A Hoffman è sfuggito solo YouTube: e non se lo perdona.
Quindi è la volte del 27etenne che si stanca ma ciò non significa che non abbia visione. È Sean Parker che dopo una chat con Shawn Fanning entra in Napster e ci resta un anno. Nel 2001 dà vita a Plaxo.com, indirizzario on line con 15 milioni di utenti. Dopo tre anni lascia, si prende un pò di vacanza e poi scopre Facebook, dove porta un bel pò di investitori. Non resiste più di 12 mesi neanche qui. E oggi? Siede nel consiglio di amministrazione di diverse start-up e sui milioni di Founders Fund, un fondo di investimento messo su insieme a uno dei pezzi grossi di PayPal. Non resiste in un’azienda per più di 3 anni, ma dove passa è boom.
La lista continua con Blake Ross tra i fondatori di Firefox, il browser rivale di Explorer, con Rob Pazornik che ha messo in piedi un sistema di spedizioni veloci che rivoluzionerà l’e-commerce, va avanti con Mark Zuckerberg, lo studente che espulso da Harvard si è preso la rivincita con la prestigiosa Università inventando Facebook.com, un sito che mette in contatto gli studenti fra loro ed che è già un punto di riferimento internazionale. E ancora. Brad Galiette che ha fondato Polaristar.com, una società specializzata in marketing on line e oggi, a 21 anni, è tra i migliori giovani imprenditori d’America secondo la rivista Business Week.
Usa, Usa e ancora Usa: i milionari del web europei infatti sono appena tre. In testa c’è Ben Woldring, olandese, 21 anni, il suo sito Bencom.nl consente ai navigatori di confrontare on line le tariffe telefoniche per trovare la più conveniente per le proprie necessità. Il servizio è gratuito. Cosa ne viene a Ben? Semplice, le compagnie fanno a gara a infarcire il suo sito di banner pubblicitari. Inoltre, una volta scelto un piano tariffario, lo si può sottoscrivere on line: e lui si becca una percentuale. Ora Bencom vuole espandersi in tutta Europa.
La storia di Pinocchio
Oggi niente menate informatiche vi tascrivo il testo di una canzone: forse qualcuno se la ricorda. Faceva da sigla allo sceneggiato Pinocchio. E' molto dolce e mi ricordo che mi faceva sempre commuovere. Ancrora oggi ha i suoi effetti.
LA STORIA DI PINOCCHIO (Manfredi - Patrizi - Carpi)
La canzone è cantata dal GRANDISSIMO NINO MANFREDI
Se volete ascoltarla ecco il link www.youtube.com/watch?v=1wiEqfzS_rI
LA STORIA DI PINOCCHIO (Manfredi - Patrizi - Carpi)
Com'è triste l'uomo solo
che si guarda nello specchio
ogni giorno un pò più vecchio
che non sa con chi parlare
passa giorno dopo giorno
senza avere senza dare,
quando il sole va a dormire
ed il cielo si fa scuro,
resta solo una candela
ed un'ombra sopra al muro,
per non essere più solo
mi son fatto un burattino
per avere l'illusione
d'esser padre di un bambino,
che mi tenga compagnia
senza darmi grattacapi,
che non usi la bugia
come pane quotidiano
e che adesso che son vecchio
possa darmi anche una mano.
Com'è stato lo sapete
è la storia di Pinocchio,
naso lungo e capo tondo,
che va in giro per il mondo,
che pretende di pensare
e su tutto ragionare.
Chi mi dice di ascoltarlo,
chi mi dice di punirlo,
ma non so che cosa fare
non è facile educare,
lui non vuole andare a scuola,
lui non vuole lavorare,
debbo dirvi in confidenza
che com'è non mi dispiace :
m'è riuscito proprio bene,
più lo vedo e più mi piace.
che si guarda nello specchio
ogni giorno un pò più vecchio
che non sa con chi parlare
passa giorno dopo giorno
senza avere senza dare,
quando il sole va a dormire
ed il cielo si fa scuro,
resta solo una candela
ed un'ombra sopra al muro,
per non essere più solo
mi son fatto un burattino
per avere l'illusione
d'esser padre di un bambino,
che mi tenga compagnia
senza darmi grattacapi,
che non usi la bugia
come pane quotidiano
e che adesso che son vecchio
possa darmi anche una mano.
Com'è stato lo sapete
è la storia di Pinocchio,
naso lungo e capo tondo,
che va in giro per il mondo,
che pretende di pensare
e su tutto ragionare.
Chi mi dice di ascoltarlo,
chi mi dice di punirlo,
ma non so che cosa fare
non è facile educare,
lui non vuole andare a scuola,
lui non vuole lavorare,
debbo dirvi in confidenza
che com'è non mi dispiace :
m'è riuscito proprio bene,
più lo vedo e più mi piace.
La canzone è cantata dal GRANDISSIMO NINO MANFREDI
Se volete ascoltarla ecco il link www.youtube.com/watch?v=1wiEqfzS_rI
Negozio di BitTorrent
da www.lastampa.it
Se possibile, da oggi c’è ancora un po’ più di confusione su Internet. BitTorrent (www.bittorrent.com), la società dietro a una delle tecnologie di filesharing più diffuse sul Web, aprirà nelle prossime ore un negozio sul quale sarà possibile acquistare film, serie televisive, video musicali. Con il benestare di Hollywood e delle major discografiche.
Il servizio, che prenderà il nome di BitTorrent Entertainment Network, esordirà con un catalogo di tremila opere, tra film e serie tv. I titoli saranno di primissimo piano: da Superman Returns a Mission: Impossibile III, da Una scomoda verità (il documentario ambientalista sponsorizzato da Al Gore e fresco vincitore di un Oscar) a 24, il popolare telefilm con Kiefer Sutherland.
Le serie tv e i videoclip musicali si potranno scaricare e conservare per sempre sul proprio pc, spendendo 1,99 dollari a titolo. Più complesso il discorso per quanto riguarda i film. Le opere più recenti costeranno 3,99 dollari, quelle più vecchie 2,99, ma entrambe saranno disponibili solo “a noleggio”. Dopo aver scaricato il film, si avrà un mese di tempo per vederlo. E una volta cominciato, bisognerà finirlo entro 24 ore.
Queste sono solo alcune delle limitazioni fissate dai produttori di Hollywood per concedere a BitTorrent il proprio prezioso catalogo. Un’altra voce, decisamente classica, è quella dei Digital Rights Managements. I film scaricati dal negozio saranno protetti dal sistema di Windows Media Player 11, che impedirà all’utente di farne un uso non autorizzato (per esempio, guardarli dopo la “scadenza” del noleggio o passarli a un altro pc o metterli in circolazione su Internet).
Per l’azienda fondata da Bram Cohen è di sicuro un grande successo. Più o meno tutte le altre compagnie che hanno tentato di cavalcare l’onda corsara del P2P oggi sono state costrette a chiudere i battenti (Napster è diventata legale, ma ormai non c’entra più niente – anche a livello aziendale – con la vecchia società). Lavorando di diplomazia, Cohen è riuscito non solo ad evitare le mannaie legali, ma addirittura a chiudere un accordo con la titubante Hollywood.
Anche per le major, l’esperimento potrebbe rivelarsi fruttifero. Se non altro nell’acquisire una maggiore consapevolezza sulle potenzialità del peer-to-peer. Sfruttando la tecnologia di BitTorrent, i film potranno essere distribuiti a grandissima velocità e risparmiando anche sui costi di banda (in fondo, con il P2P si utilizzano le bande di connessione dei singoli utenti connessi al network: e più sono, più si va veloci). Il BitTorrent Entertainment Network potrebbe insomma essere il primo passo verso quel "filesharing legalizzato" di cui si parla tanto da anni ma che per ora non ha ancora visto la luce.
Anche così rimangono però molti dubbi, a cominicare da quello più classico: la concorrenza dei network gratuiti e illegali. Sebbene BitTorrent ufficialmente osteggi la circolazione non autorizzata di opere protette da diritto d’autore, la tecnologia che porta il suo nome è ormai diffusissima sul Web, slegata dalla casa madre, ed è diventata lo standard per la condivisione in filesharing di film, telefilm, videogiochi e altri file di grandi dimensioni.
E questa alternativa “pirata”, oltre a essere preferita dalla stragrande maggioranza degli utenti di Internet, viene ormai condotta sempre più alla luce della sole. Basti pensare allo sfacciato esempio di Oscar Torrents, un portale che nelle scorse settimane ha aiutato migliaia di utenti a scaricare e votare (ovviamente senza autorizzazione dei produttori) i film candidati agli Oscar, per di più privi di qualsiasi protezione, limitazione di consumo o scadenza. La sua storia è stata ripresa da tutti i maggiori quotidiani e siti d'informazione internazionali, La Stampa compresa.
I DRM rimangono il pomo della discordia. “I nostri partner hanno chiesto che i loro film venissero protetti”, ha spiegato Ashwin Navin, presidente di BitTorrent. “Sono prudenti, visto che si tratta di un nuovo modello di distribuzione. Ma appena la domanda crescerà, probabilmente inizieranno a esplorare anche forme prive di DRM”. E’ proprio quella la leva – assieme al prezzo e alla ricchezza del catalogo – su cui il nuovo servizio dovrà probabilmente puntare per riuscire a decollare in un mercato attualmente in mano al P2P. Se non altro per non ripetere il lento stillicidio della musica digitale, un settore in cui i volumi di vendite legali - pur in crescita - sono ancora una minima percentuale rispetto al filesharing non autorizzato e dove ancora oggi si discute su quanto siano efficaci le protezioni DRM.
Se possibile, da oggi c’è ancora un po’ più di confusione su Internet. BitTorrent (www.bittorrent.com), la società dietro a una delle tecnologie di filesharing più diffuse sul Web, aprirà nelle prossime ore un negozio sul quale sarà possibile acquistare film, serie televisive, video musicali. Con il benestare di Hollywood e delle major discografiche.
Il servizio, che prenderà il nome di BitTorrent Entertainment Network, esordirà con un catalogo di tremila opere, tra film e serie tv. I titoli saranno di primissimo piano: da Superman Returns a Mission: Impossibile III, da Una scomoda verità (il documentario ambientalista sponsorizzato da Al Gore e fresco vincitore di un Oscar) a 24, il popolare telefilm con Kiefer Sutherland.
Le serie tv e i videoclip musicali si potranno scaricare e conservare per sempre sul proprio pc, spendendo 1,99 dollari a titolo. Più complesso il discorso per quanto riguarda i film. Le opere più recenti costeranno 3,99 dollari, quelle più vecchie 2,99, ma entrambe saranno disponibili solo “a noleggio”. Dopo aver scaricato il film, si avrà un mese di tempo per vederlo. E una volta cominciato, bisognerà finirlo entro 24 ore.
Queste sono solo alcune delle limitazioni fissate dai produttori di Hollywood per concedere a BitTorrent il proprio prezioso catalogo. Un’altra voce, decisamente classica, è quella dei Digital Rights Managements. I film scaricati dal negozio saranno protetti dal sistema di Windows Media Player 11, che impedirà all’utente di farne un uso non autorizzato (per esempio, guardarli dopo la “scadenza” del noleggio o passarli a un altro pc o metterli in circolazione su Internet).
Per l’azienda fondata da Bram Cohen è di sicuro un grande successo. Più o meno tutte le altre compagnie che hanno tentato di cavalcare l’onda corsara del P2P oggi sono state costrette a chiudere i battenti (Napster è diventata legale, ma ormai non c’entra più niente – anche a livello aziendale – con la vecchia società). Lavorando di diplomazia, Cohen è riuscito non solo ad evitare le mannaie legali, ma addirittura a chiudere un accordo con la titubante Hollywood.
Anche per le major, l’esperimento potrebbe rivelarsi fruttifero. Se non altro nell’acquisire una maggiore consapevolezza sulle potenzialità del peer-to-peer. Sfruttando la tecnologia di BitTorrent, i film potranno essere distribuiti a grandissima velocità e risparmiando anche sui costi di banda (in fondo, con il P2P si utilizzano le bande di connessione dei singoli utenti connessi al network: e più sono, più si va veloci). Il BitTorrent Entertainment Network potrebbe insomma essere il primo passo verso quel "filesharing legalizzato" di cui si parla tanto da anni ma che per ora non ha ancora visto la luce.
Anche così rimangono però molti dubbi, a cominicare da quello più classico: la concorrenza dei network gratuiti e illegali. Sebbene BitTorrent ufficialmente osteggi la circolazione non autorizzata di opere protette da diritto d’autore, la tecnologia che porta il suo nome è ormai diffusissima sul Web, slegata dalla casa madre, ed è diventata lo standard per la condivisione in filesharing di film, telefilm, videogiochi e altri file di grandi dimensioni.
E questa alternativa “pirata”, oltre a essere preferita dalla stragrande maggioranza degli utenti di Internet, viene ormai condotta sempre più alla luce della sole. Basti pensare allo sfacciato esempio di Oscar Torrents, un portale che nelle scorse settimane ha aiutato migliaia di utenti a scaricare e votare (ovviamente senza autorizzazione dei produttori) i film candidati agli Oscar, per di più privi di qualsiasi protezione, limitazione di consumo o scadenza. La sua storia è stata ripresa da tutti i maggiori quotidiani e siti d'informazione internazionali, La Stampa compresa.
I DRM rimangono il pomo della discordia. “I nostri partner hanno chiesto che i loro film venissero protetti”, ha spiegato Ashwin Navin, presidente di BitTorrent. “Sono prudenti, visto che si tratta di un nuovo modello di distribuzione. Ma appena la domanda crescerà, probabilmente inizieranno a esplorare anche forme prive di DRM”. E’ proprio quella la leva – assieme al prezzo e alla ricchezza del catalogo – su cui il nuovo servizio dovrà probabilmente puntare per riuscire a decollare in un mercato attualmente in mano al P2P. Se non altro per non ripetere il lento stillicidio della musica digitale, un settore in cui i volumi di vendite legali - pur in crescita - sono ancora una minima percentuale rispetto al filesharing non autorizzato e dove ancora oggi si discute su quanto siano efficaci le protezioni DRM.
La festa delle Tipe
E posso esimermi io, vetusto ometto, da fare gli auguri a tutte le donne per la loro festa?
Sì posso, ma non lo farò perché ho trovato il vero significato di questa festa.
E' uno stralcio di un articolo su www.wikipedia.org che parla di come in Italia sia nata questa ricorrenza.
Buona lettura.
In Italia è molto diffusa un'ipotesi che fa risalire l'origine della festa ad un grave fatto di cronaca avvenuto negli Stati uniti, nel 1908 a New York. Alcuni giorni prima dell'8 marzo, le operaie dell'industria tessile Cotton iniziarono a scioperare per protestare contro le condizioni in cui erano costrette a lavorare. Lo sciopero proseguì per diversi giorni finché l'8 marzo Mr. Johnson, il proprietario della fabbrica, bloccò tutte le vie di uscita. Poi allo stabilimento venne appiccato il fuoco (alcune fonti parlano di un incendio accidentale). Le 129 operaie prigioniere all'interno non ebbero scampo.
Altra ipotesi è che questa storia derivi da un avvenimento storico: l'incendio che avvenne nel 1911 (quindi dopo, e non prima della tradizionale data di nascita della festa, il 1910), a New York, nella Triangle Shirtwaist Company. Le lavoratrici non erano in sciopero, ma erano state protagoniste di una importante mobilitazione, durata quattro mesi, nel 1909. L'incendio, per quanto le condizioni di sicurezza del luogo di lavoro abbiano contribuito non poco al disastro, non fu doloso. Le vittime furono oltre 140, ma non furono tutte donne, anche se per il tipo di fabbrica erano la maggior parte. I proprietari della fabbrica si chiamavano Max Blanck e Isaac Harris, vennero prosciolti nel processo penale ma persero una causa civile.
Sì posso, ma non lo farò perché ho trovato il vero significato di questa festa.
E' uno stralcio di un articolo su www.wikipedia.org che parla di come in Italia sia nata questa ricorrenza.
Buona lettura.
In Italia è molto diffusa un'ipotesi che fa risalire l'origine della festa ad un grave fatto di cronaca avvenuto negli Stati uniti, nel 1908 a New York. Alcuni giorni prima dell'8 marzo, le operaie dell'industria tessile Cotton iniziarono a scioperare per protestare contro le condizioni in cui erano costrette a lavorare. Lo sciopero proseguì per diversi giorni finché l'8 marzo Mr. Johnson, il proprietario della fabbrica, bloccò tutte le vie di uscita. Poi allo stabilimento venne appiccato il fuoco (alcune fonti parlano di un incendio accidentale). Le 129 operaie prigioniere all'interno non ebbero scampo.
Altra ipotesi è che questa storia derivi da un avvenimento storico: l'incendio che avvenne nel 1911 (quindi dopo, e non prima della tradizionale data di nascita della festa, il 1910), a New York, nella Triangle Shirtwaist Company. Le lavoratrici non erano in sciopero, ma erano state protagoniste di una importante mobilitazione, durata quattro mesi, nel 1909. L'incendio, per quanto le condizioni di sicurezza del luogo di lavoro abbiano contribuito non poco al disastro, non fu doloso. Le vittime furono oltre 140, ma non furono tutte donne, anche se per il tipo di fabbrica erano la maggior parte. I proprietari della fabbrica si chiamavano Max Blanck e Isaac Harris, vennero prosciolti nel processo penale ma persero una causa civile.
Alleluja!
Oh guardate che notizia ho trovato in rete!
Oggi mi sento un po' più buono del solito... e come dire... beato!
Tokyo (AsiaNews) – Internet “deve essere considerato come un grande strumento di evangelizzazione”, perché è un modo “per far arrivare a tutti il messaggio del Vangelo”. Per questo, “è importante che la Chiesa lo conosca e lo sappia usare”.
E’ questo il risultato del settimo Consiglio cattolico dei media nipponici, guidato dal vescovo ausiliare di Tokyo, che si è concluso nella capitale nei giorni scorsi.
Il presule, mons. Kazuo Koda, ha spiegato ai partecipanti – circa 60 fra gestori di portali internet cattolici e membri della Chiesa locale – che la Rete “porta il messaggio di Cristo anche a coloro che, per qualunque motivo, non possono andare in chiesa oppure trovano le chiese senza sacerdote”.
Secondo p. Masahide Haresaku, vice presidente del Consiglio, “l’invenzione di Internet può essere messa a confronto con l’invenzione della stampa. E’ uno strumento rivoluzionario, che la Chiesa deve saper sfruttare per la propria missione”.
Per questo, ha ripreso il vescovo, “il sito dell’arcidiocesi della capitale propone ogni giorno degli estratti dalle Scritture, che vengono poi commentati da alcuni sacerdoti online. E’ un modo per dare a tutti la possibilità di accedere e poi riflettere sulla parola del Signore”.
fonte www.asianews.it
Oggi mi sento un po' più buono del solito... e come dire... beato!
Tokyo (AsiaNews) – Internet “deve essere considerato come un grande strumento di evangelizzazione”, perché è un modo “per far arrivare a tutti il messaggio del Vangelo”. Per questo, “è importante che la Chiesa lo conosca e lo sappia usare”.
E’ questo il risultato del settimo Consiglio cattolico dei media nipponici, guidato dal vescovo ausiliare di Tokyo, che si è concluso nella capitale nei giorni scorsi.
Il presule, mons. Kazuo Koda, ha spiegato ai partecipanti – circa 60 fra gestori di portali internet cattolici e membri della Chiesa locale – che la Rete “porta il messaggio di Cristo anche a coloro che, per qualunque motivo, non possono andare in chiesa oppure trovano le chiese senza sacerdote”.
Secondo p. Masahide Haresaku, vice presidente del Consiglio, “l’invenzione di Internet può essere messa a confronto con l’invenzione della stampa. E’ uno strumento rivoluzionario, che la Chiesa deve saper sfruttare per la propria missione”.
Per questo, ha ripreso il vescovo, “il sito dell’arcidiocesi della capitale propone ogni giorno degli estratti dalle Scritture, che vengono poi commentati da alcuni sacerdoti online. E’ un modo per dare a tutti la possibilità di accedere e poi riflettere sulla parola del Signore”.
fonte www.asianews.it
Sanremo su internet
A Sanremo è scattato l’allarme internet.
Già perché basterebbe che uno dei brani in gara a Sanremo circolasse in rete già prima della sua esecuzione all’Ariston per far venire meno il requisito dell’inedito e far scattare ricorsi e possibili eliminazioni.
Sarebbe un bel guaio, ma si tratta di un pericolo finora sempre scongiurato, tranne nel 2005 quando uno spezzone di “A modo mio”, interpretata da Paola&Chiara finì on line.
Quando manca solo una settimana all’inizio del festival, in rete circolano già file musicali che portano il nome di canzoni in gara a Sanremo, ma autori e cantanti possono dormire sonni tranquilli: tutti “fake”, come si dice in gergo, ossia falsi.
Le misure di sicurezza, insomma sembrano funzionare bene, anche se ben poco si può fare contro la pirateria post-vendita, se non giocare d’anticipo. "Al termine delle esibizioni sarà possibile scaricare suonerie e brani interi - spiega a “Corriere Economia” Enzo Mazza, presidente di Fimi, la Confindustria discografica - e a partire dalla mezzanotte della prima serata, tutte le canzoni saranno in vendita nei negozi, sulle piattaforme digitali e di telefonia mobile".
fonte musica.excite.it
Già perché basterebbe che uno dei brani in gara a Sanremo circolasse in rete già prima della sua esecuzione all’Ariston per far venire meno il requisito dell’inedito e far scattare ricorsi e possibili eliminazioni.
Sarebbe un bel guaio, ma si tratta di un pericolo finora sempre scongiurato, tranne nel 2005 quando uno spezzone di “A modo mio”, interpretata da Paola&Chiara finì on line.
Quando manca solo una settimana all’inizio del festival, in rete circolano già file musicali che portano il nome di canzoni in gara a Sanremo, ma autori e cantanti possono dormire sonni tranquilli: tutti “fake”, come si dice in gergo, ossia falsi.
Le misure di sicurezza, insomma sembrano funzionare bene, anche se ben poco si può fare contro la pirateria post-vendita, se non giocare d’anticipo. "Al termine delle esibizioni sarà possibile scaricare suonerie e brani interi - spiega a “Corriere Economia” Enzo Mazza, presidente di Fimi, la Confindustria discografica - e a partire dalla mezzanotte della prima serata, tutte le canzoni saranno in vendita nei negozi, sulle piattaforme digitali e di telefonia mobile".
fonte musica.excite.it
Sfilata dei Carretti
E arriva finalmente il week-end e con lui pure il carnevale. Come avrete capito io non impazzisco per questa festa, ma stavolta mi sono fatto tirare dentro per la "sfilata dei carretti" che si terrà nel mio paese Sommariva Bosco domani. Il carretto ovviamente è veramente fico (dehihi) percui invito se siete nei paraggi fatevi un giro per lo turrito borgo, come diceva un noto storico del luogo.
Ma da che cosa deriva il Carnevale?
Interroghiamo Wikipedia e lo sapremo
Il carnevale è una festa le cui origini sono antichissime. Ai nostri giorni è l'allegra festa che si celebra, nella tradizione cattolica, prima dell'inizio della quaresima.
Etimologicamente la parola carnevale deriva dal latino "carnem levare", popolarmente tradotto "carne-vale" o "carnasciale", perché anticamente indicava il banchetto di abolizione della carne che si teneva subito prima del periodo di astinenza e digiuno della quaresima.
Il carnevale rappresenta da sempre una festa del popolo, che si contrappone alle festività religiose ufficiali.
È un momento in cui vige la più assoluta libertà e tutto diviene lecito: ogni gerarchia decade per lasciare spazio alle maschere, al riso, allo scherzo e alla materialità. Lo stesso mascherarsi rappresenta un modo attraverso il quale uscire dal quotidiano, disfarsi del proprio ruolo sociale, negare sé stessi per divenire altro.
Le prime manifestazioni che ci ricordano il carnevale nel mondo risalgono a 4000 anni fa. Gli Egizi, fin dai tempi delle dinastie faraoniche, furono i primi ad ufficializzare una tradizione carnevalesca, con feste, riti e pubbliche manifestazioni in onore della dea Iside, che presiedeva alla fertilità dei campi e simboleggiava il perpetuo rinnovarsi della vita.
Il carnevale greco veniva celebrato, invece, in varie riprese, tra l'inverno e la primavera, con riti e sagre in onore di Bacco, dio del vino e della vita. Le "Grandi dionisiache" dal tono particolarmente orgiastico, si tenevano tra il 15 marzo ed il 15 aprile, mese di Elafebolione, in Atene, e segnava il punto culminante del lungo periodo carnevalesco.
I "Saturnali" furono, per i Romani, la prima espressione del carnevale e gradualmente, perdendo l'iniziale significato rituale, assunsero la chiara impostazione delle feste popolari, i cui relitti sopravvivono nelle tradizioni di varie zone della nostra penisola, soprattutto nell'Italia del Sud e nelle Isole.
Le feste in onore di Saturno, dio dell'età dell'oro, iniziavano il 17 dicembre e si prolungavano dapprima per tre giorni e poi per un periodo più che raddoppiato corrispondente all'epoca dell'annuale ciclo delle nostre feste natalizie e per il loro contenuto al nostro carnevale.
Caratteristica preminente dei "Saturnali" era la sospensione delle leggi e delle norme che regolavano allora i rapporti umani e sociali. Donde l'erompere della gioia quasi vendicativa della plebe e degli schiavi e la condiscendenza del patriziato, che si concedevano un periodo di frenetiche vacanze di costumi e di lascività di ogni genere. Erano giorni di esplosione di rabbia e di frenesia incontrollata, di un'esuberanza festaiola che spesso degenerava in atti di intemperanza e di dissolutezza.
Riproduzione in terracotta di una maschera di stile veneziano
Riproduzione in terracotta di una maschera di stile veneziano
La personificazione del carnevale in un essere umano o in un fantoccio, risale, invece, al Medioevo.
Ne furono responsabili i popoli barbari che, calando nei paesi mediterranei, determinarono una sovrapposizione, o meglio una simbiosi, di usi e di costumi, assorbiti quindi dalla tradizione locale, che ne ha tramandati alcuni fino ai giorni nostri, mentre altri si sono fatalmente perduti durante il lungo e agitato andare del tempo.
La chiesa cattolica e le autorità ecclesiastiche, pur tollerando le manifestazioni carnevalesche come motivo di svago e di spensieratezza, di cui la gente, credente o non, teneva in debito conto, considerava e considera il carnevale come momento essenziale di riflessione e di riconciliazione con Dio. Si celebravano, come tuttora avviene, le Sante Quarantore, (o carnevale sacro), che si concludevano con qualche ora di anticipo la sera dell'ultima domenica di carnevale.
Il carnevale ha termine il giorno del mercoledì delle Ceneri, ovvero 40 giorni prima di Pasqua, quando, per la chiesa cattolica ha inizio la Quaresima.
Carnevale ambrosiano
Dove si osserva il rito ambrosiano (la maggior parte delle chiese della diocesi di Milano e alcune delle diocesi vicine), la quaresima inizia 4 giorni dopo, la prima domenica di quaresima. Pertanto il carnevale termina il sabato, 4 giorni dopo rispetto il martedì in cui termina dove si osserva il rito romano.
La tradizione vuole che il vescovo Ambrogio fosse impegnato in un pellegrinaggio e avesse annunciato il proprio ritorno per carnevale, per celebrare i primi riti della quaresima in città. La popolazione di Milano lo aspettò prolungando il carnevale sino al suo arrivo, posticipando il rito del mercoledì delle Ceneri che nella diocesi milanese è la prima domenica di quaresima.
In realtà la differenza è dovuta al diverso metodo utilizzato per calcolare in quale giorno inizi la quaresima.
Ma da che cosa deriva il Carnevale?
Interroghiamo Wikipedia e lo sapremo
Il carnevale è una festa le cui origini sono antichissime. Ai nostri giorni è l'allegra festa che si celebra, nella tradizione cattolica, prima dell'inizio della quaresima.
Etimologicamente la parola carnevale deriva dal latino "carnem levare", popolarmente tradotto "carne-vale" o "carnasciale", perché anticamente indicava il banchetto di abolizione della carne che si teneva subito prima del periodo di astinenza e digiuno della quaresima.
Il carnevale rappresenta da sempre una festa del popolo, che si contrappone alle festività religiose ufficiali.
È un momento in cui vige la più assoluta libertà e tutto diviene lecito: ogni gerarchia decade per lasciare spazio alle maschere, al riso, allo scherzo e alla materialità. Lo stesso mascherarsi rappresenta un modo attraverso il quale uscire dal quotidiano, disfarsi del proprio ruolo sociale, negare sé stessi per divenire altro.
Le prime manifestazioni che ci ricordano il carnevale nel mondo risalgono a 4000 anni fa. Gli Egizi, fin dai tempi delle dinastie faraoniche, furono i primi ad ufficializzare una tradizione carnevalesca, con feste, riti e pubbliche manifestazioni in onore della dea Iside, che presiedeva alla fertilità dei campi e simboleggiava il perpetuo rinnovarsi della vita.
Il carnevale greco veniva celebrato, invece, in varie riprese, tra l'inverno e la primavera, con riti e sagre in onore di Bacco, dio del vino e della vita. Le "Grandi dionisiache" dal tono particolarmente orgiastico, si tenevano tra il 15 marzo ed il 15 aprile, mese di Elafebolione, in Atene, e segnava il punto culminante del lungo periodo carnevalesco.
I "Saturnali" furono, per i Romani, la prima espressione del carnevale e gradualmente, perdendo l'iniziale significato rituale, assunsero la chiara impostazione delle feste popolari, i cui relitti sopravvivono nelle tradizioni di varie zone della nostra penisola, soprattutto nell'Italia del Sud e nelle Isole.
Le feste in onore di Saturno, dio dell'età dell'oro, iniziavano il 17 dicembre e si prolungavano dapprima per tre giorni e poi per un periodo più che raddoppiato corrispondente all'epoca dell'annuale ciclo delle nostre feste natalizie e per il loro contenuto al nostro carnevale.
Caratteristica preminente dei "Saturnali" era la sospensione delle leggi e delle norme che regolavano allora i rapporti umani e sociali. Donde l'erompere della gioia quasi vendicativa della plebe e degli schiavi e la condiscendenza del patriziato, che si concedevano un periodo di frenetiche vacanze di costumi e di lascività di ogni genere. Erano giorni di esplosione di rabbia e di frenesia incontrollata, di un'esuberanza festaiola che spesso degenerava in atti di intemperanza e di dissolutezza.
Riproduzione in terracotta di una maschera di stile veneziano
Riproduzione in terracotta di una maschera di stile veneziano
La personificazione del carnevale in un essere umano o in un fantoccio, risale, invece, al Medioevo.
Ne furono responsabili i popoli barbari che, calando nei paesi mediterranei, determinarono una sovrapposizione, o meglio una simbiosi, di usi e di costumi, assorbiti quindi dalla tradizione locale, che ne ha tramandati alcuni fino ai giorni nostri, mentre altri si sono fatalmente perduti durante il lungo e agitato andare del tempo.
La chiesa cattolica e le autorità ecclesiastiche, pur tollerando le manifestazioni carnevalesche come motivo di svago e di spensieratezza, di cui la gente, credente o non, teneva in debito conto, considerava e considera il carnevale come momento essenziale di riflessione e di riconciliazione con Dio. Si celebravano, come tuttora avviene, le Sante Quarantore, (o carnevale sacro), che si concludevano con qualche ora di anticipo la sera dell'ultima domenica di carnevale.
Il carnevale ha termine il giorno del mercoledì delle Ceneri, ovvero 40 giorni prima di Pasqua, quando, per la chiesa cattolica ha inizio la Quaresima.
Carnevale ambrosiano
Dove si osserva il rito ambrosiano (la maggior parte delle chiese della diocesi di Milano e alcune delle diocesi vicine), la quaresima inizia 4 giorni dopo, la prima domenica di quaresima. Pertanto il carnevale termina il sabato, 4 giorni dopo rispetto il martedì in cui termina dove si osserva il rito romano.
La tradizione vuole che il vescovo Ambrogio fosse impegnato in un pellegrinaggio e avesse annunciato il proprio ritorno per carnevale, per celebrare i primi riti della quaresima in città. La popolazione di Milano lo aspettò prolungando il carnevale sino al suo arrivo, posticipando il rito del mercoledì delle Ceneri che nella diocesi milanese è la prima domenica di quaresima.
In realtà la differenza è dovuta al diverso metodo utilizzato per calcolare in quale giorno inizi la quaresima.
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